Vorrei sempre essere altrove, dove non sono, nel luogo dal quale sono or ora fuggito. Solo nel tragitto tra il luogo che ho appena lasciato e quello dove sto andando io sono felice.
(Thomas Bernhard)
Per la rubrica “luoghi e modi di dire” andiamo a dare un luogo a questa espressione che tutti noi conosciamo ma che forse non tutti pensavamo che derivasse da un toponimo.
Rispondere in maniera laconica, vale a dire con poche parole, in modo sobrio e senza fronzoli, deriva dalla regione della Laconia in Grecia, precisamente nel Peloponneso.
Il capoluogo della Laconia era Sparta, fondata da tre tribù doriche su un precedente insediamento acheo all’incirca nel 900 a.C.
Alla parola “laconico” possiamo avvicinare anche i termini “lacedemone e spartano” che identificano la città greca, ma anche e soprattutto il dialetto di questa regione parlato anche nelle colonie di Taranto ed Eraclea.
Arrivato a noi il riferimento al modo di parlare o di scrivere, breve, conciso, asciutto, perché si attribuiva agli Spartani l’abitudine all’espressione sobria e sentenziosa.
Oggi identifica anche una persona che si esprime concisamente, che è di solito o in singoli casi di poche parole.
Ricordiamo dalla storia l’importanza di Sparta nella sua egemonia nel territorio e per la sua lotta con Atene nei secoli successivi.
In questa regione ebbe sviluppo anche il dialetto dorico, che fu il più diffuso in tutto il mondo greco. Questa lingua presenta alcune differenze ortografiche rispetto al dialetto attico, meno diffuso ma ritenuto più forbito.
Un altro ricordo che deriva dalla studio della storia e che ripropone nel cibo la parola “laconico” è il “brodo nero” spartano.
Il brodo nero era il piatto tradizionale spartano, assurto a simbolo della frugalità dei costumi di quel popolo. Tale pietanza aveva pessima fama presso le altre poleis greche per la proverbiale sgradevolezza del sapore, ma il brodo nero costitutiva la componente fondamentale consumata nei pasti comuni degli spartani.
In realtà la traduzione brodo nero non rende pienamente il significato del termine greco, che, in senso più letterale, indica una zuppa nera: si trattava, in effetti, di uno spezzatino di maiale, reso scuro dall’aggiunta di sanguinaccio e vino.
La parola spartano ha preso quindi ad avvicinarsi a sinonimo di frugale, senza fronzoli, allineando questo aspetto legato all’essere parco anche alle parole, con la proverbiale poca dimestichezza ad usare “parole di troppo” legato all’essere laconico.
Meraviglioso il racconto di Plutarco, nella Vita di Licurgo, che racconta di un re del Ponto (forse Dionisio di Siracusa) che, avendo sentito parlare di questo famoso brodo ed essendone rimasto incuriosito, aveva fatto venire un cuoco spartano per prepararlo.
Dopo averlo assaggiato e trovato pessimo venne informato dal cuoco che per gustarlo appieno bisognava prima bagnarsi nell’Eurota (il fiume del Peloponneso presso cui si trova Sparta), intendendo che per apprezzarlo bisognava far propri usi e abitudini spartani, adattandosi a uno stile di vita semplice ed essenziale.
rispondi