“Non andremo a Canossa, né con il corpo né con lo spirito” (Otto von Bismarck, 1872)
Nel nostro viaggio su e giù sulle autostrade italiane l’autostrada del sole, la cosiddetta A1, è sicuramente la più percorsa.
Fino ad oggi abbiamo parlato di tratti autostradali che vengono nominati spesso per blocco del traffico o per problematiche meteo, vento, neve o quant’altro.
Stavolta partiamo da un nome che è tutto un programma, poiché sulla nostra A1 abbiamo l’uscita denominata “Terre di Canossa e Campegine”.
Siamo in piena pianura padana, tra Parma e Reggio Emilia.
Questi luoghi, conosciuti sicuramente per il buon cibo e la qualità della vita, hanno però un personaggio che lì identifica in maniera inequivocabile.
Ecco il motivo per cui l’uscita autostradale, insieme a Campegine, è stata nominata “Terre di Canossa”.
Chi visita le Terre di Canossa rimane affascinato dal paesaggio di dolci colline che sale verso l’Appennino. In mezzo a questi colli si trovano numerosi castelli, seppur in rovina, erosi dal tempo, che sono la via testimonianza di quando in queste terre passavano i cortei del Papa e dell’imperatore sulle terre dominate da Matilde.
Ma chi era Matilde di Canossa? Conosciuta “per sentito dire” da molti, pochi però ricordano la sua storia.
Matilde, a capo di un territorio che si estendeva dalla Toscana a Mantova, entrò in scena ponendosi come mediatrice tra Papa Gregorio VII e il giovane imperatore Enrico IV.
Con la dieta di Worms, il papa venne deposto e diffamato dall’imperatore. Dopo vari avvenimenti, Papa Gregorio si mise in viaggio verso la Germania per chiedere spiegazioni, ma l’arrivo dell’imperatore lo indusse a rifugiarsi al castello di Canossa sotto la protezione della fidata Matilde.
Fu in questo luogo che, dopo un lungo negoziato, il 26 gennaio 1077, Enrico, in veste di pellegrino, ottenne il perdono del Papa sotto le mura del castello, dopo tre giorni e tre notti di penitenza al freddo.
Il modo di dire “andare a Canossa” assunse poi un significato politico nel corso del XIX secolo quando Otto von Bismarck, nel 1872, appena proclamato cancelliere del nuovo Impero tedesco disse: “non andremo a Canossa, né con il corpo né con lo spirito”. Bismark in questo modo spiegava che non si sarebbero mai sottomessi alla Chiesa e al suo potere, né in ambito religioso né in quello politico.
Il detto “andare a Canossa” infatti non è utilizzato solo nella lingua italiana, ma se ne trova una traduzione anche in inglese, dove si dice “go to Canossa”, in francese “aller à Canossa” e in tedesco “nach Canossa gehen”.
Un segno di come l’”umiliazione di Canossa” sia stato un atto storico di così grande importanza da avere una risonanza in tutta Europa, lasciando una traccia di questo momento di sottomissione in molte lingue.
Veniamo a oggi e cosa è possibile ammirare nelle terre di Canossa. Tra i più famosi castelli sicuramente il primo da visitare è quello di Rossena, che costituisce uno degli scorci paesaggistici più suggestivi di tutta l’area.
A differenza di altri castelli che nel tempo si sono trasformati in residenze signorili, Rossena ha conservato l’impianto originario di vera e propria macchina da guerra che doveva fermare eventuali aggressioni nemiche provenienti dalla valle dell’Enza.
Un altro luogo da visitare è il castello di Carpineti, valorizzato da Matilde, che fece edificare all’interno una chiesa in stile romanico dedicata a Sant’Andrea, tuttora ben conservata.
La fortezza di Carpineti venne eletta quale sede privilegiata per ospitare pontefici, imperatori, re e duchi.
La visita dei castelli finisce inevitabilmente con il castello di Canossa. Della struttura originaria rimangono ormai solo tracce delle mura e della cripta del tempio, ma il complesso è ugualmente molto affascinante.
Suggestiva la vista in lontananza della pietra di Bismantova, che è un’altra peculiarità dell’area: si tratta di uno stretto altopiano dalle pareti scoscese, che si staglia isolato tra gli Appennini.
Per gli amanti delle camminate il sentiero di Matilde è un percorso che in sei tappe conduce dalla rupe di Canossa a San Pellegrino in Alpe, balcone naturale sulla Garfagnana, attraverso castelli, case a torre, antiche pievi e borghi in pietra arenaria.
Nella seconda parte del nostro articolo andiamo a conoscere Campegine, la Corte Valle Re e la riserva naturale che si trova nelle sue prossimità.
La Valle di Campegine disegna una vasta depressione a sud-est del territorio dove anticamente, scorreva un ramo del torrente Enza.
La corte Valle Re, nata nel seicento, era il cuore pulsante dell’antico governo di queste terre, anche se oggi in pieno abbandono.
Il complesso architettonico è delimitato a sud da un lungo fabbricato, ove si trovano: l’oratorio dedicato alla Beata Vergine, i magazzini e le misere dimore dei braccianti agricoli. Il fabbricato è attraversato da un sottopasso centrale, sormontato da una torretta. A nord della grande aia, si erge il palazzo padronale, ai lati del quale si trovano due corpi di fabbrica adibiti a stalle e fienili.
La valle è conosciuta da molti secoli e passata di mano in mano a diversi feudatari, tra cui i Correggio e la famiglia Re. La zona era conosciuta per la presenza di acque sorgive che permettevano una fiorente economia agricola e in particolare la coltivazione del riso.
Oggi, Valle Re, oltre alle tracce del passato, offre soprattutto la possibilità di visitare la Riserva Naturale dei Fontanili, un ambiente di alto valore naturalistico e paesaggistico della nostra pianura.
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