“E quando trovi il coraggio di raccontarla, la tua storia, tutto cambia. Perché nel momento stesso in cui la vita si fa racconto, il buio si fa luce e la luce ti indica una strada. E adesso lo sai, il posto caldo, il posto al sud sei tu.” (Ferzan Ozpetek)
“Lo spettacolo di Jamaa El Fna viene ripetuto quotidianamente e ogni giorno è differente. Tutto cambia, le voci, i suoni, i gesti, il pubblico che vede, ascolta, odora, assaggia, tocca. La tradizione orale è incorniciata da una molto più vasta che noi possiamo chiamare intangibile. La piazza, come spazio fisico, protegge una ricca tradizione orale e intangibile.”
Queste le parole di Juan Goytosolo, scrittore e giornalista spagnolo, che nel 2001 perorava la causa per fare rientrare piazza Jamaa El Fna nel patrimonio immateriale dell’Unesco.
Comincia da qui lo spettacolo di Marrakech, tra le maggiori città del Marocco e la più importante delle quattro città imperiali.
Nota anche per il soprannome di “città rossa” o “città d’ocra” per le mura di questo colore erette nell’XI secolo, Marrakech crebbe rapidamente e si affermò come centro culturale, religioso e commerciale per il Maghreb e l’Africa sub-sahariana.
Tornando a Jamaa el Fna, questa è tuttora la piazza più frequentata dell’Africa. Questa piazza riesce a rappresentare perfettamente il concetto di “patrimonio orale e immateriale” che emerse in un incontro tenutosi proprio a Marrakech nel 1997.
La nuova definizione riusciva a ricomprendere la cultura immateriale, le tradizioni orali, le lingue, le arti, le pratiche sociali e rituali, le conoscenze che riguardano natura e universo, così come le abilità artigianali.
Dopo questo incontro il Marocco avanzò nel 2000 la sua prima candidatura all’Unesco per piazza Jamaa El Fna quale luogo simbolo del patrimonio immateriale, con la sua consacrazione avvenuta nel 2001.
Questa piazza è considerata il centro della vita di Marrakech, il cuore pulsante della città, un luogo d’incontro tra antico e moderno, situato nella Medina, accanto al minareto di Koutubia.
In questo contesto il quotidiano e brulicante via vai di cittadini e turisti, in mezzo a caffè, ristoranti, boutiques e riad diventa quasi un rumore di sottofondo. Facile lasciarsi trasportare in altri mondi dagli incantatori di serpenti di piazza Jamaa El Fna, da questo spettacolo variopinto e complesso animato dalla moltitudine delle persone che lo animano di giorno e di notte.
Luogo d’incontro abbiamo detto, di lingue, etnie, tradizioni, in questo caos a volte calmo e ordinato, altre volte più cadenzato e fremente, albergano valori quali tolleranza e uguaglianza, un mélange di religioni con persone di differenti estrazioni sociali ed economiche.
Bello rimanere ad osservare questo spettacolo cambiare più volte durante la giornata, dalla mattina sonnecchiante con una piazza semi vuota, fino alla sera con le bancarelle del cibo e delle vettovaglie per i turisti, fino al momento del cantastorie.
Il cantastorie, il vero simbolo di questa piazza, colui che narra racconti sul fare della sera, che rapisce ancora una volta i passanti, turisti comuni e viaggiatori e li porta lontano, su quel tappeto volante chiamato Jamaa El Fna.
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