“Voglio vederti danzare come i dervisci tourners che girano sulle spine dorsali” (Franco Battiato)
Ancora un viaggio nella meraviglia. Ma cos’è la meraviglia?
Tante sono le declinazioni della meraviglia. Accostata alla definizione di “viaggio” forse il significato più vicino è legato alla scoperta, vedere qualcosa di nuovo e sconosciuto, che non ti aspetti e ti lascia positivamente esterrefatto.
Ebbene questa la sensazione nel trovarsi di fronte al Satiro danzante, una scoperta meno conosciuta dei più famosi Bronzi di Riace, ma che in sé tiene una forza in più incredibile legata alla dinamicità e alla meraviglia del movimento.
Le foto raccontano più di mille parole ma è giusto fare alcune considerazioni legate a quello che è un vero e proprio “viaggio nell’arte”.
Partendo dall’opera, il Satiro danzante è una statua bronzea, prodotto originale dell’arte greca di epoca classica o ellenistica.
La scultura rappresenta un sileno, ma ormai per opinione comune esso viene definito un satiro, essere mitologico facente parte del corteo orgiastico del dio greco Dioniso.
L’opera, di dimensioni superiori al vero, pari ad un modello in posizione stante di circa 2.5 metri di altezza e oggi è ospitata al centro dell’omonimo museo di Mazara del Vallo, nella Sicilia occidentale in provincia di Trapani.
La storia del ritrovamento della statua inizia nel luglio 1997, quando il peschereccio “Capitan Ciccio”, appartenente alla flotta marinara di Mazara del Vallo e comandato dal capitano Francesco Adragna, forse casualmente, ripesca dai fondali del Canale di Sicilia una gamba di una scultura bronzea.
Nella notte fra il 4 e il 5 marzo 1998 lo stesso peschereccio riporta a galla, da 500 metri sotto il livello del mare in cui era adagiata, gran parte del resto della scultura, perdendo nel recupero un braccio.
Inizialmente si individua la statua bronzea con Eolo, il dio del vento.
Il reperto viene acquisito dalla Regione Siciliana ed esposto in deposito temporaneo, a cura dell’assessorato regionale ai beni culturali, in una vasca d’acqua dolce deionizzata nell’ex Collegio dei Gesuiti a Mazara del Vallo.
La visita in città del ministro dei beni culturali Walter Veltroni, a ventiquattr’ore dal recupero, su richiesta dell’allora sindaco della città Giovanni D’Alfio, è testimonianza dell’eccezionalità del ritrovamento.
Nel settembre 1998 l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma prende in consegna i due frammenti della statua, per effettuarvi i necessari interventi di restauro.
Il 31 marzo 2003 il satiro danzante restaurato viene esposto a Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
La mostra rimane aperta fino al 2 giugno, ottenendo un ampio successo e un notevole risalto nazionale. Dal 6 giugno al 6 luglio è esposta ai Musei capitolini.
Il 12 luglio 2003 il satiro danzante viene ufficialmente riconsegnato alle autorità della città di Mazara del Vallo per essere esposto al pubblico nell’ex chiesa di Sant’Egidio, in pieno centro cittadino.
Nel 2005 il Satiro è stato trasportato in Giappone per essere esposto al Museo Nazionale di Tokyo e conseguentemente all’Expo 2005 di Aichi e all’inizio del 2007 la statua è stata temporaneamente in esposizione presso il Museo del Louvre di Parigi, nell’ambito di una mostra dedicata alle opere di Prassitele.
Nel 2003 viene istituito nella ex Chiesa di Sant’Egidio dalla Regione Siciliana il Museo del Satiro danzante, di cui diviene il pezzo di maggior prestigio.
Per la datazione dell’opera gli esperti parlano di un periodo indicativo tra il IV e il II secolo avanti a.C.
La vista che quest’opera meravigliosa vale da sola la pena di una sosta nella cittadina di Mazara del Vallo, affacciata sul Mar Mediterraneo, alla foce del fiume Màzaro, e che dista meno di 200 km dalle coste tunisine del Nord Africa.
La città è uno dei più importanti e noti porti pescherecci del Mediterraneo, base di armamento di una flotta di circa 400 grandi motopescherecci d’altura (con circa 4.000 pescatori imbarcati) che ne fa il principale distretto della pesca in Italia.
Il centro storico di Mazara del Vallo, un tempo racchiuso entro le mura normanne, include numerose chiese monumentali (alcune risalenti all’XI secolo) e presenta i tratti singolari dei quartieri a impianto urbanistico arabo, tipico delle medine: chiamato per l’appunto Kasbah, la città vecchia di Mazara è un piccolo labirinto di viuzze strette.
L’immigrazione tunisina in Sicilia è iniziata intorno alla fine degli anni ’70, poco meno di un millennio dalla vittoria decisiva sui musulmani del Conte Ruggero il Normanno nell’anno 1073, che riconquistò l’isola. Oggi, a Mazara del Vallo risiedono circa 3.000 immigrati provenienti dal Maghreb, tutti impiegati in attività pescherecce, agricole e artigianali. Il centro storico cittadino è la loro casa e rispecchia in tutto e per tutto l’impronta architettonica araba.
Malgrado l’opera di trasformazione compiuta dai normanni, la città conserva infatti moltissime caratteristiche distintive della cultura arabo-berbera: il segno più evidente è il tracciato viario, tortuoso, che si diparte da un asse centrale e conduce a numerosi cortili, sui quali si aprono gli accessi alle abitazioni e alla vivace vita quotidiana della comunità.
Tornando dalla Kasbah verso la costa, il viaggio alla scoperta di questa parte del profondo sud siciliano, lo sguardo non può che finire verso il mare mediterraneo, geloso custode di molte meraviglie del nostro passato e che aspettano solo di essere scoperte.
rispondi