“L’Abruzzo ha al suo centro non una città, ma una montagna, una grande, bellissima, terribile montagna, il Gran Sasso. Non badate ai metri dell’altezza; il Gran Sasso è di schiatta araldica, montagna di gran razza, di quelle che collochiamo con gli dei.” (Giorgio Manganelli)
Nel nostro viaggio su e giù per le autostrade d’Italia, questa volta entriamo in Abruzzo. Siamo sulla A24 che da Roma porta a est fino alla A14 congiunge l’Emilia con la Puglia. Nel tragitto che dopo l’Aquila e prima della barriera di Teramo ci porta a conoscere una zona forse poco conosciuta ma di grande interesse che dall’uscita autostradale viene definita con il doppio nome San Gabriele – Colledara. Spesso a Isoradio abbiamo sentito delle “chiusure notturne tra Assergi e San Gabriele – Colledara”, ma cosa nascondono questi toponimi?
L’uscita autostradale “San Gabriele – Colledara” prende il nome dal santuario di San Gabriele dell’Addolorata che si trova ai piedi del Gran Sasso, nel comune di Isola del Gran Sasso d’Italia, in provincia di Teramo.
Il santuario abruzzese comprende quattro strutture principali: il convento, che ospita la sede dei Passionisti, dove nel 1862 il Santo; l’antica chiesa, innalzata nel 1908 in onore di san Gabriele; la nuova chiesa del 1970 in cemento armato, vetro e acciaio, che in genere viene aperta nei giorni festivi per accogliere l’alto numero di pellegrini e può contenere fino a cinquemila persone; la sede del periodico Eco di San Gabriele, rivista mensile collegata all’attività del santuario.
San Gabriele è divenuto nel tempo il patrono d’Abruzzo.
Andiamo a conoscere Colledara, un piccolo borgo alle pendici del Gran Sasso d’Italia. La sua storia è legata a doppio filo con quella di Castiglione della Valle, antica sede del comune, conosciuto come Castrum Leonis Vallis Sicilianae o Castrum Vallem e risalente al periodo medievale se non anche al periodo romano.
Si narra che nel piccolo borgo montano si rifugiarono Lucrezia Borgia e ad Alfonso d’Aragona nel 1499 per sfuggire alla persecuzione del Duca Valentino (Cesare Borgia) fratello di Lucrezia.
Oggi Colledara è soprattutto conosciuta per una delle sue prelibatezze culinarie, la Porchetta che vanta ormai una tradizione di oltre 150 anni. Questa pietanza, altamente gradevole e gustosa, presenta una preparazione alquanto laboriosa e delicata composta da numerose fasi.
L’arte della porchetta si tramanda di generazione in generazione secondo l’antica ricetta, che prevede un elaborato e rigoroso processo di preparazione artigianale e di cottura negli antichi forni.
I maestri porchettai, riuniti nell’associazione “i Maestri della Porchetta di Colledara”, danno prova del loro virtuosismo preparando nei rispettivi laboratori la succulenta pietanza della tradizione durante la festa che ogni anno si svolge a fine agosto.
Andiamo adesso a conoscere Assergi, una frazione della città dell’Aquila posta a circa 11 km dal capoluogo.
Era originariamente compresa nel comune soppresso di Camarda, con cui oggi forma la nona circoscrizione, sede dell’ente Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, dei laboratori nazionali dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e della stazione di valle della Funivia del Gran Sasso d’Italia che sale a Campo Imperatore.
Ubicato a circa 900 metri di quota sotto il versante occidentale del massiccio del Gran Sasso, in una piccola piana detta Piana di Assergi posta al termine della Valle del Vasto che scende dal Monte San Franco-Passo delle Capannelle, lungo la strada statale 17 bis che dall’Aquila sale a Campo Imperatore passando per Tempera, Paganica, Camarda, Fonte Cerreto, Montecristo-Fossa di Paganica, conta poco più di 500 abitanti. Transita qui un tratto della grande Ippovia del Gran Sasso.
Assergi ha resistito al terremoto con l’arte e la fisica; il sisma che colpì L’Aquila nel 2009 ha lasciato anche qui le sue ferite, ma i 400 che non se ne sono mai andati sono decisi a far conoscere il loro territorio oltre le mura circolari.
Il centro storico medievale è tutt’oggi custodito da una bellissima cinta muraria; al suo interno si possono visitare la Chiesa di Santa Maria Assunta del XII secolo ed il Convento di Santa Maria in Valle dove oggi ha sede il Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga. Un paese vitale dove sono presenti ristoranti e alberghi anche grazie alla presenza e passaggio dei tanti ricercatori e visitatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare con i suoi Laboratori Nazionali del Gran Sasso che ha sede proprio nel piccolo borgo.
Dal centro del borgo, alzare lo sguardo verso l’alto, al Corno Grande e al Corno Piccolo, è un esercizio del collo inevitabile, che fa correre il rischio di fare prendere un capogiro a chi osserva queste meraviglie della natura.
Il Gran Sasso, la montagna più alta degli Appennini, possiede infatti una forza calamitante fatta di calcare, dolomia e marne. Per accedervi bisogna attraversare verdi colline di origine morenica, lasciarsi cullare dalla piana illusione di Campo Imperatore ove pascolano le greggi.
Passare dal borgo di Assergi, frazione dell’Aquila, microcosmo accerchiato da mura risalenti all’anno Mille, diventa quasi obbligatorio, per capire anche come e chi ha resistito al terremoto.
Soprattutto persiste la vita del paese che i suoi 400 abitanti non hanno mai abbandonato, anzi cercano di fare conoscere ancora e sempre come il borgo per antonomasia del Gran Sasso.
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