Il concetto di città ideale nasce in Italia nel Rinascimento. Spesso si tratta di un progetto o disegno urbanistico, la maggior parte delle volte immaginato, a volte pianificato e raramente messo in pratica.
Lo schema di riferimento è quello geometrico, con criteri di razionalità e funzionalità che esprimono fortemente la tensione ideale, filosofica e quasi utopica dei progetti stessi.
Possiamo in effetti dire che il tema della città ideale nasce da lontano. All’epoca dei Comuni e in particolar modo del primo Rinascimento si deve questa visione del ruolo centrale della città per l’agire umano e per lo sviluppo della società.
Arte, architettura e filosofia sono stati non solo d’ispirazione per la visione urbanistica che ha portato alla città ideale, bensì punto di riferimento centrale per la coniugazione di esigenze di scopo, funzionali ed estetiche, che hanno permesso di portare a termine progetti importanti.
Il dipinto “La Città ideale”, di autore sconosciuto, datato tra il 1470 e il 1490 e conservato alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, è una delle immagini simbolo del Rinascimento italiano
Il primo esempio che portiamo come città ideale è quello di Palmanova in Friuli, celebre per la sua perfetta pianta a stella che ne ha fatto uno dei migliori esempi di “città ideale” del Rinascimento.
Da Piazza Grande, centro della struttura stellare del luogo, sei vie si irradiano a raggiera. La piazza è ornata da grandi statue e vi si affaccia il Duomo seicentesco. Seguendo le vie si possono raggiungere le porte monumentali della cittadina.
Altro esempio importante di città ideale nata nel XV secolo è Pienza in Toscana. Risultato della risistemazione dell’antico borgo di Corsignano, la sua nascita è stata studiata secondo un piano prestabilito. Voluta fortemente da Papa Pio II e realizzata in soli tre anni di lavori grazie all’opera di Bernardo Rossellino, uno dei migliori architetti del secolo.
Ci spostiamo in Lombardia per ammirare un altro autentico gioiello nel cuore dell’Oltrepò di Mantova.
Qui sorge Sabbioneta, la città che i Gonzaga ricostruirono, in meno di mezzo secolo, secondo i canoni rinascimentali, tra il 1554 e il 1591.
Da borgo fortificato, Sabbioneta si trasformò in base alle proporzioni e all’armonia proposte nel disegno dell’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci e divenne una città unica grazie alla bellezza dei suoi palazzi, alla modernizzazione urbanistica e alla grandezza della sua casata.
Il Duca Vespasiano Gonzaga volle, infatti, concretizzare a Sabbioneta la concezione rinascimentale di “Città Ideale” in cui impianto urbanistico, arte e architettura rappresentano la più alta espressione della classicità.
L’armonia e l’eleganza spiccano intatte ancora oggi e restituiscono uno spettacolo urbanistico che richiama una stella con sei baluardi sulle punte.
Chiudiamo questo percorso tra le città ideali con un piccolo viaggio all’estero, precisamente a Zamość, nelle vicinanze della città di Lublino (Polonia sud-orientale).
Zamość rappresenta uno dei pochi complessi urbanistico-architettonici fuori dall’Italia vicini al concetto rinascimentale della “città ideale”. La città viene definita la “perla del rinascimento”, per descrivere l’importanza che riveste dal punto di vista storico e architettonico in Polonia. Il centro storico e i resti della fortezza sono stati iscritti nel 1992 nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dall’UNESCO.
Fu fondata nel XVI secolo per volere di Jan Zamojski, comandante e cancelliere della Grande Corona. Dato che Jan Zamojski aveva studiato a Padova ed era un grande estimatore dell’Italia, la città di Zamość fu pianificata e progettata dall’italiano Bernardo Morando di Padova proprio sul modello delle città commerciali italiane del tempo.
rispondi