“Ci sono dei confini al di là dei quali non è permesso andare. Dio ha voluto che su certe carte fosse scritto: hic sunt leones.” (Jorge da Burgos ne “Il nome della rosa”)
Legata alla rubrica “Le parole di Latitudini” nasce con questo articolo lo spin-off “Viaggio alla scoperta dei confini nel mondo antico”. Risulta molto interessante osservare come nell’antichità esistessero locuzioni particolari per parlare dei “limes” del mondo. Oltre al mondo conosciuto c’era l’ignoto e per parlare di questo esistevano molte locuzioni che generano meraviglia.
Una delle più conosciute è “Hic sunt leones” (qui ci sono i leoni) presente a volte come “Hic abundant leones”, locuzione latina che veniva inserita nelle carte geografiche antiche per indicare zone inesplorate dell’Africa e più in generale territori di cui non esisteva documentazione cartografica certa. A volte era possibile trovare la dicitura “Hic sunt dracones” (qui ci sono i draghi) che avevo comunque lo stesso significato intrinseco.
Le carte geografiche del medioevo e rinascimentali, molto lontane dalla correttezza delle cartine odierne, riuscivano a definire bene le città e i territori sulla costa, grazie alle tante circumnavigazioni dell’epoca. Meno facile, più avventuroso e più pericoloso, era addentrarsi nelle aree interne, spesso impenetrabili a causa della vegetazione importante o per le tribù locali, non proprio amichevoli verso visitatori ed esploratori sconosciuti.
La prima comparsa di queste locuzioni si fa risalire alla cartografia dell’antica Roma. In questa e nelle epoche successive ha in genere indicato le zone inesplorate di Asia e Africa. Il significato stava ad indicare più un “confine di conoscenza”, vale a dire che non si sapeva cosa esattamente ci fosse e si trovasse in queste lande a tutti gli effetti inesplorate. Oltre alla possibilità che fossero effettivamente infestate da belve feroci, come alcune zone dei due continenti nominati, potevano indicare territori che non potevano essere conquistati, pensiamo ad esempio al regno dei Parti ai tempi dell’antica Roma, rimasto nella memoria storica per l’uccisione del triumviro Crasso a cui fu versato oro fuso in bocca.
Sicuramente ci fu una moda nell’utilizzo di questa iconografia e questo modo di scrivere soprattutto nel seicento e nell’età precedente all’industrializzazione in cui i committenti per fare abbellire le mappe richiedevano disegni ornamentali raffiguranti animali, stemmi e bandiere.
Ecco che dal medioevo in poi si cominciano a vedere nelle illustrazioni animali rari come ad esempio quelli presenti nei vari libri che rappresentavano il viaggio di Marco Polo in Cina, veri e propri antesignani dei reportage moderni.
Ancora oggi la locuzione viene utilizzata per identificare una situazione in cui bisogna fare attenzione e di cui si conosce molto poco.
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