“L’indipendenza, come l’onore, è un’isola rocciosa senza spiagge.” (Napoleone Bonaparte)
La storia d’Italia è costellata di molti avvenimenti che precedono la sua unità. Prima del 1861, una miriade di Stati grandi o piccoli si sono avvicendati sul territorio della penisola.
Ricordiamo quasi con nostalgia la famosa frase attribuita a Guicciardini “Franza o Spagna, purchè se magna”, in cui si voleva sottolineare come ai popoli italici non interessava tanto chi li governasse, visti i frequenti avvicendamenti, ma poter continuare a fare la propria vita, schivando il più possibile questo tipo di problemi.
Ebbene tra i tanti Stati ne esiste uno poco conosciuto che è rimasto indipendente per quasi 400 anni: la Repubblica di Cospaia.
Con Repubblica di Cospaia (in dialetto umbro altotiberino “Republica de’ Cošpäja”) identifichiamo un microstato indipendente esistito dal 1441 al 1826.
Fu un errore nel tracciamento dei confini fra lo Stato Pontificio e la Repubblica di Firenze che permise la nascita di questo Stato indipendente.
Oggi parliamo di Cospaia come una frazione del comune di San Giustino, in provincia di Perugia.
La sua storia pluricentenaria parla di una indipendenza inaspettata ottenuta dal Borgo di Cospaia nel febbraio 1441, quando papa Eugenio IV, impegnato nel conflitto con il concilio di Basilea, cedette il territorio di Sansepolcro alla repubblica di Firenze.
Ci fu un errore nella designazione del confine e una piccola striscia di terreno che non venne inclusa nel trattato che delimitava le frontiere. Con l’accaduto i locali residenti dichiararono prontamente di non essere sottomessi ad alcuna autorità.
L’equivoco nacque dal fatto che, a circa 500 metri dal torrente che doveva stabilire la demarcazione (chiamato “Rio”), esisteva un omonimo corso d’acqua. I delegati della repubblica fiorentina considerarono come nuova delimitazione il “Rio” che si trova più a nord, i delegati dello Stato della Chiesa, invece, quello più a sud.
Si costituì così una sorta di “terra libera” i cui abitanti si autoproclamarono indipendenti, con formale riconoscimento della sua autonomia datato 1484.
Interessante ricordare che la forma di governo “Repubblica”, era poco conosciuta a quel tempo, almeno fino all’epoca della rivoluzione francese.
Esperienza precedenti erano state le repubbliche marinare e la Repubblica di San Marino.
I cospaiesi, pertanto, preferirono basare la propria indipendenza sulla libertà totale degli abitanti, detentori tutti della sovranità, non affidata a nessun organo di potere, a differenza di altri Stati.
Cospaia aveva anche una bandiera ufficiale che viene tuttora utilizzata in alcune occasioni. Il vessillo era caratterizzato da un campo nero e uno bianco, divisi diagonalmente. Nello stemma compariva il paesello tra i due piccoli corsi d’acqua, con due pesci sulla destra e la pianta di Nicotiana tabacum a sinistra, sopra era riportato il motto e gli anni di durata della repubblica.
I cospaiesi non avevano, dunque, obblighi tributari con lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana, e le merci che transitavano nel territorio non erano soggette ad alcun dazio; era perciò una zona franca e cuscinetto.
Sebbene Cospaia si estendesse su appena 330 ettari (2 chilometri di lunghezza per circa 500 metri di larghezza), i 250 abitanti fecero tesoro della situazione e ne approfittarono per incrementare, fra i primi nella penisola italiana, la coltivazione del tabacco. Ancora adesso, alcune varietà di tabacco vengono definite con il nome di cospaia.
La Repubblica di Cospaia aveva al suo vertice un Consiglio degli Anziani e Capi famiglia, che si riuniva nella chiesa dell’Annunziata (dal 1718 al 1826), sede dell’omonima confraternita (1613): sull’architrave del suo portone si può ancora leggere l’unica norma scritta del minuscolo Stato, “Perpetua et firma libertas”, ovvero Perpetua e sicura (ferma) libertà.
Alle sedute del Consiglio degli Anziani partecipavano, altresì, il curato di San Lorenzo, in qualità di “Presidente” (forse perché l’unica persona non analfabeta), carica condivisa con un membro della famiglia Valenti, la più importante del paese (quando la riunione si teneva nella loro casa, fino al 1718).
Dopo diversi secoli di esistenza, Cospaia si ridusse però a un mero ricettacolo di contrabbandieri. Il concetto di libertà si era un po’ appannato a favore dei suoi privilegi, che attiravano persone di tutti i tipi, per motivi economici o per sfuggire alla giustizia dei due grandi Stati adiacenti. Tale situazione non era insolita negli staterelli, soprattutto in quelli “di confine”.
La fine della Repubblica avvenne dopo la parentesi napoleonica, il 26 giugno 1826, con un atto di sottomissione da parte di quattordici rappresentanti della repubblica, essa entrò a far parte dello Stato della Chiesa.
Ogni cospaiese, come “risarcimento”, ottenne una moneta d’argento (il “papetto”, in quanto raffigurante il pontefice regnante Leone XII) e l’autorizzazione a continuare la tabacchicoltura, che proseguì fino ai giorni nostri.
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