Alle origini del “Grand Tour”: il viaggio di formazione dei giovani aristocratici europei.

Bernardo_Bellotto,_Capriccio_Romano,_Colosseum
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“La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose” (Henry Miller)

 

Forse non molti conoscono l’origine della parola “turismo”. Tutti sanno però che identifica ciò che riguarda viaggi e vacanze in genere.

Ebbene questa parola parte dall’inglese “tourism” che a sua volta deriva dal francese “tour” identificando un “giro”, un viaggio ben definito con degli specifici obiettivi.

In Italia il termine “turismo” è stato introdotto ed è cominciato a circolare a inizio Novecento.

Il viaggio come sopra descritto, ben definito e a tappe, nasce nel Settecento in Inghilterra e si sviluppa soprattutto nell’Ottocento con la definizione di “Grand Tour”.

Questo identifica, come dice la Treccani il “giro delle principali città e zone d’interesse artistico e culturale europee”.

Era al tempo considerato parte essenziale dell’educazione dei giovani di buona famiglia. Originariamente effettuato dai giovani dell’aristocrazia britannica e in seguito da quelli tedeschi e del centro nord dell’Europa.

La meta principale del Grand Tour era l’Italia, un viaggio alla scoperta delle sue città d’arte, in particolare di Roma, considerata un museo a cielo aperto con i suoi resti archeologici e le sue collezioni d’arte e antiquariato.

I ricchi aristocratici dell’Europa nord occidentale vedevano nel Grand Tour un perfezionamento del loro sapere. Il viaggio normalmente non aveva una durata definita e di solito aveva come destinazione alcune città italiane e parte della Grecia, andando alla scoperta delle culture latina e ellenistica.

Interessante ricordare come il viaggio in Italia abbia radici lontanissime. Anche prima del Grand Tour le strade italiane erano battute da molti pellegrini, mercanti, artisti, studiosi e predicatori di vario titolo.

Quando nel basso medioevo cominciarono a venire meno i caratteri penitenziali legati all’educazione cristiana (“Ricordati che devi morire” cit.), il “viaggio in Italia” diventò una tappa fondamentale nella vita di molti nuovi viaggiatori, divenendo occasione mondana e, nel corso del XV secolo, viaggio laico ed erudito.

A Roma si affiancarono presto città nuove: Milano, Venezia, Firenze, Bologna e Palermo tra le più ricercate.

Non si conoscono bene i numeri del “Grand Tour” prima del settecento, nonostante siano evidenti le testimonianze e le radici lontane di questo tipo di viaggio. Il motivo per cui non si ha la possibilità di ricostruire correttamente questo percorso precedente al “Grand Tour” dell’aristocrazia inglese è la mancanza di testimonianze dirette scritte del tempo con descrizione di tempi, modi e luoghi del viaggio.

Quello che è possibile affermare è che dal XVII secolo il fenomeno assunse le proporzioni di una vera e propria moda.

In quel momento nacque una “nuova idea di viaggio”. Il viaggio acquistò valore non tanto per il percorso ma per l’intensità dell’esperienza vissuta. Possiamo affermare che in questo momento nasce il “viaggio” come inteso nell’era moderna e contemporanea.

Un viaggio fatto di curiosità, di ampliamento delle conoscenze e sviluppato alla ricerca di evasione e piacere.

La letteratura è densa di riferimenti legati al “Grand Tour”. Prendiamo in primo luogo il “Viaggio in Italia” di Goethe e ci piace ricordare anche “Lettere dalla Sicilia” di Friedrich Maximilian Hessemer per ricordare come Palermo fosse una tappa fondamentale e obbligata per poter studiare, oltre la cultura latina, anche l’arte greca e per avvicinare l’arte legata all’epoca del dominio arabo e normanno sull’isola.