Non c’era nessuna porzione di terra al mondo con una natura così contraddittoria come le Highlands. Ora era una terra di brughiere illuminate dal sole e tinte dal rosso dell’erica, una terra che conosceva la pace di un cielo calmo e la bellezza struggente delle colline blu; ora era un luogo aspro e meraviglioso dove le nebbie silenziose oscuravano le cime e un’amara implacabile pioggia scendeva dai cieli grigi, dove un mare infuriato sbatteva contro la riva.
(Jan Cox)
Il mio cuore è nelle Highlands, il mio cuore non è qui;
Il mio cuore è nelle Highlands a caccia del cervo.
(Robert Burns)
“Fàilte gu Alba”: così suona “benvenuti in Scozia” in gaelico scozzese, una delle lingue delle isole britanniche, in particolare fortemente utilizzata nei territori nel nord-ovest, le così dette Highlands scozzesi. Gli antichi Romani chiamavano “Caledonia” la terra a nord del Vallo Antonino, ma, probabilmente, anche “Alba” ha origini latine, da ricercare nel termine corrispondente a “bianca” (alba), data la presenza in quella regione di montagne innevate.
La lingua celtica è una delle radici culturali comuni delle popolazioni di Scozia e Irlanda ed è nei luoghi più impervi e meno battuti che si evidenzia come un riferimento importante di raccordo alla tradizione. Nelle Highlands non è raro trovare la scritta Fàilte davanti a negozi, pub e ristoranti.
Se il meteo in Scozia è la vera variabile, Fàilte, vale a dire il benvenuto e l’accoglienza sono la costante, ritrovata spesso nei tanti ostelli e nei luoghi di condivisione delle meraviglie del luogo, dai tanti castelli alla natura selvaggia con le sue cascate e il vento che sferza le lande che ricordano a volte veri e propri campi da golf, altre radure scoscese o scogliere a picco sul mare.
Per comprendere meglio il meteo di questa parte della Scozia ho voluto immortalare questo bizzarro modo delle pecore locali di ripararsi da vento e pioggia. Sotto la collina, tutte in fila, imperturbabili a quello che per loro è la normalità, osservando quasi perplesso il via vai di viaggiatori che percorrono le strade a doppio senso ma ad una sola corsia delle Highlands.
La Scozia è uno stato d’animo e il modo di comprenderlo viene correttamente descritto da Billy Connolly. “Ci sono due stagioni in Scozia: giugno e inverno. Parafrasandolo e osservando le t-shirt vendute nelle bancarelle dei luoghi più turistici, potremmo dire che la vera stagione continua è quella del vento e delle piogge, che lascia a volte al sole la possibilità di fare capolino per poi rinchiuderlo di nuovo in gabbia, probabilmente per evitare di farlo scappare verso sud.
Giorni di vento, grandine, neve, nebbia, pioggia si alternano a giornata di sole, tra castelli e e fari da visitare. Ma se abituarsi al tempo in continuo cambiamento è quasi una lezione per imparare a vivere la vita moderna, ci sono delle costanti legate all’accoglienza che ci piace ricordare.
La costante dell’accoglienza che vogliamo evidenziare per concludere è quella del bibliotecario della Leighton Library, che comprendendo la curiosità di un italiano verso un libro del 1550 di Machiavelli presente in questa sede, lo cerca e ne permette la visione con soddisfazione reciproca, ascoltandoti leggere le parti e facendomi scoprire come l’italiano dell’epoca fosse già molto simile a quello odierno.
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