“Della fortuna, al cui sdegno e dolore
Fu più l’averno che la terra amico.
L’averno: e qual non è parte migliore
Di questa nostra? E le tue dolci corde
Sussurravano ancora.”
(Ad Angelo Mai, Leopardi).
“Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
….
Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m’era durata
la notte ch’i’ passai con tanta pieta.”
(Canto I, La commedia)
La geografia come tramite, passando dal mito alla storia. Nomi che parlano di luoghi reali e che riportano la mente ai libri di storia e di mitologia greco-romana.
Il nome Avernus deriva dal greco άορνος (senza uccelli), infatti si narra che tale assenza fosse dovuta al fatto che le acque del lago esalassero dei particolari gas che non permettessero la vita agli uccelli.
Sorge all’interno di un cratere vulcanico spento, nato 4.000 anni fa, ed è il secondo per dimensione tra tutti i laghi presenti nei Campi Flegrei.
Secondo le religioni greca e romana e secondo la mitologia rappresenta un accesso all’Oltretomba (regno del dio Plutone per i romani) e dimora terrestre dell’angelo caduto Lucifero, perciò gli inferi romani (l’Ade greco) si chiamano anche Averno, inoltre gli alberi situati intorno alla sponda del lago rappresenterebbero la celebre selva oscura citata nell’Inferno di Dante.
Oggi possiamo dire che il lago d’Averno si trova nel comune di Pozzuoli, vicini al sito archeologico di Cuma, nella città metropolitana di Napoli.
Una chiara testimonianza di tutto ciò ci è stata data dal poeta latino Virgilio, nel sesto libro dell’Eneide: Enea consulta la sibilla cumana, situata in un antro presso il Tempio d’Apollo di Cuma, pregandola di guidarlo verso gli Inferi, la cui porta sarebbe proprio il Lago d’Averno (scrupea, tuta lacu nigro nemorumque tenebris VI, 238).
Nel corso del XIX secolo è stato oggetto di studio per molteplici fenomeni naturali, in particolare per il fenomeno ottico della Fata Morgana. Analogamente, dall’Ottocento in poi si è diffuso tra gli uomini il pensiero secondo cui la fata Morgana, figura mitologica celtica legata al ciclo arturiano, avesse scelto proprio questo luogo come dimora, in particolare risiederebbe all’interno di castelli immaginari fluttuanti sull’acqua e appariscenti proprio a causa del fenomeno ottico relativo.
Vicino al lago si trovano il Tempio d’Apollo, il “passaggio per gli Inferi” descritto da Virgilio nell’Eneide (Enea decide di accedere all’Ade per incontrare il padre defunto, ma in realtà una grotta scavata nel tufo, di circa 200 m e probabilmente creata per collegare il lago al mare, veniva associata allo Stige infernale e ai luoghi dell’Acheronte per la suggestione dell’ambiente e le infiltrazioni d’acqua che creano un fiumiciattolo sotterraneo), e la Grotta di Cocceio, un cunicolo scavato dai Romani per scopi militari che collegava il lago a Cuma.
Quest’ultima oggi non è più visitabile a causa di danneggiamenti strutturali avvenuti durante la seconda guerra mondiale, che hanno reso la grotta pericolante.
Geografia e mito, un connubio potente che di riporta indietro nel tempo.
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