“Per una volta non allacciatevi le cinture. Si parte in treno, la Cenerentola dei trasporti. Si fa l’Italia in seconda classe, per linee dimenticate.”
(L’Italia in seconda classe, Paolo Rumiz)
Il racconto del viaggio in treno non può non iniziare con una frase di Paolo Rumiz, il giornalista che racconta da sempre il “viaggiare con lentezza”.
Uno stile di vita, un modo di osservare, assaporare e approfondire che è stato perso nella società nel mordi e fuggi e che nel nostro piccolo abbiamo voluto riproporre nel nostro “manifesto di Latitudini o del tempo vissuto in larghezza“.
In questo viaggio, il binario permette di tenere dritta, per quanto possibile, la percorrenza, di non perdere l’obiettivo; allo stesso modo ci fa inerpicare per crinali, valicando colline e montagne, dando ai nostri occhi la possibilità di perdersi in panorami mozzafiato.
Andiamo così a conoscere la “Porrettana”, conosciuta anche con il nome di “Transappenninica”.
Dal 1864 questa la linea ferroviaria congiunse il nord Italia e il centro, valicando per la prima volta gli appennini: collegava Bologna a Pistoia, seguendo la valle del Reno e dell’Ombrone.
All’epoca la sua rilevanza era internazionale, perché costituiva una prima via di comunicazione tra Europa e sud Italia.
Oggi è possibile rivivere il percorso su questa antica strada ferrata, provare l’ebbrezza del “viaggio lento” grazie alla “Porrettana Express”, che da Pistoia permette di arrivare fino a Porretta Terme, inerpicandosi sull’appennino tosco‐emiliano.
Lungo il percorso vi sono numerosi viadotti e ben sei gallerie che all’epoca rappresentavano l’avanguardia in fatto di progettazione.
Qui non manca il contatto con la natura, grazie al passaggio tra boschi di castagni; inoltre le stazioni si trovano come incastonate in mezzo alla montagna, come è possibile osservare salendo le ardite curve.
La storia della Porrettana è tanto articolata e interessante come complessa è stata la sua costruzione.
La sua realizzazione comportò infatti un accordo tra cinque stati: il granducato di Toscana, i ducati di Parma e Modena, lo Stato Pontificio e, soprattutto, l’Impero Asburgico. L’impulso alla costruzione della ferrovia fu degli imprenditori toscani, ma a decidere il percorso furono gli Austro‐Ungarici, che avevano forte influenza su quegli stati preunitari e volevano collegare il Lombardo‐Veneto con il porto di Livorno, loro territorio. (maggiori informazioni su sito della Fondazione FS)
Dal punto di vista ingegneristico vale la pena ricordare il maestoso viadotto di Piteccio, che sovrasta l’omonimo paese del pistoiese. Il viadotto venne distrutto durante la seconda Guerra Mondiale e ricostruito nel dopoguerra.
La Porrettana perse di importanza dal 1934, con l’inaugurazione della Direttissima Bologna‐Firenze, diventando una ferrovia regionale.
Dal 2017 la Fondazione FS ha portato alla sua valorizzazione facendola diventare una via di comunicazione dedicata anche al turismo slow, perfetta per godere del panorama appenninico, dei borghi del territorio e di un momento di benessere presso gli stabilimenti termali di Porretta Terme. (info su sito della Porrettana Express)
Porrettana Express, un viaggio lento, un viaggio interiore, per scoprire, ancora una volta, che il vero obiettivo del viaggio è il viaggio stesso.
rispondi