“I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi.”
Johann Wolfgang von Goethe
Uno sguardo verso la maestosità. Il massiccio del Monte Bianco da sempre rappresenta in Europa l’esempio maggiore della magnificente natura che ci sovrasta. E come spesso è successo la volontà dell’uomo ha in primo luogo provato, nel suo bisogno continuo di cercare e superare limiti, l’ascensione del Monte Bianco.
Ci sono riusciti l’8 agosto 1876 Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard, fortemente determinati e motivati a raggiungere l’obiettivo. Ma qual è il vero motivo per il quale si scala una montagna? Forse l’unica spiegazione sensata, in mezzo a quelle più o meno filosofiche o razionali l’ha lasciata George Mallory, alpinista britannico con tre spedizioni sull’Everest, con l’ultima nel 1924 che gli costò la vita. Alla domanda “Perché vuole scalare l’Everest?” rispose serafico: “Perché si trova lì.”
I pionieri della scalata già, ma il Monte Bianco ha visto anche un altro tipo di pionieri. Perché le imprese impossibili si sognano e i veri sognatori poi riescono a creare le condizioni per renderle fattibili e reali.
Se scalare una montagna è considerabile come un’impresa epica, costruirci sopra un ponte come lo dobbiamo definire?
Ebbene sopra il Monte Bianco oggi possiamo ammirare, oltre allo spettacolo della natura, l’opera meravigliosa dell’uomo che è riuscito a creare la Funivia dei Ghiacciai.
La funivia dei Ghiacciai è un impianto a fune il territorio italiano e quello francese. Va dal picco di Punta Helbronner, sopra Courmayeur, fino a quello dell’Aiguille du Midi, sopra Chamonix, passando sopra il massiccio del Monte Bianco e in particolare sul Ghiacciaio del Gigante.
I due picchi hanno poi ognuno un altro sistema di funivia per collegarli ai villaggi a valle: la Téléphérique de l’Aiguille du Midi francese collega l’Aiguille du Midi a Chamonix, mentre la Skyway Monte Bianco italiana collega Punta Helbronner a Courmayeur.
Il suo creatore e ideatore fu l’ingegnere e conte Dino Lora Totino che, dopo aver visto inaugurare sul versante francese la linea Chamonix-Aiguille du Midi ebbe l’idea di collegare le due prestigiose stazioni turistiche di Courmayeur e Chamonix, in un luogo di straordinaria bellezza come il massiccio del Monte Bianco.
Un’impresa considerata impossibile ai più, poiché se esisteva già una funivia sul lato italiano che collegava Courmayeur al rifugio Torino per raggiungere Punta Helbronner, la questione principale era come attraversare 5 km di ghiacciaio dal territorio italiano a quello francese.
Inoltre i mezzi tecnici per trasportare i materiali a inizio anni 50 non erano certamente tra i più innovativi, così che per tutti i lavori del cantiere furono utilizzati alpinisti, guide alpini e abitanti delle zone montanare.
Dal versante italiano la vecchia struttura che portava fino al rifugio Torino era suddivisa in due parti: la prima portava da La Palud (frazione di Courmayeur) fino al rifugio Pavillon; la seconda da questo fino al Rifugio Torino per un dislivello totale di oltre 2 km in 4,2 km di percorrenza.
Costruita durante la seconda guerra mondiale, borbardata e terminata nel 1948, questa struttura è rimasta funzionante fino al 2012, quando sono iniziati i lavori per la costruzione della nuova Skyway Monte Bianco inaugurata nel 2015 e che oggi parte da Entréves vicino al traforo del Monte Bianco.
La funivia sospesa e l’invenzione del “pilone aereo”
Il tratto spettacolare della funivia dei ghiacciai è quello che collega la Cabinovia Aiguille du Midi e Punta Helbronner. La lunghezza del tragitto è di 5.093 m ed è sia dal punto di vista panoramico che tecnico quello che regala maggiori emozioni.
Congiunge le due funivie già esistenti sul lato italiano e su quello francese grazie a soluzioni tecniche del tutto originali, la maggiore delle quali è indubbiamente costituita dal “pilone aereo” che meravigliò tutti per l’audacia della sua concezione.
La realizzazione del pilone sospeso fu necessaria poiché la sezione tra il Gros Rognon e la Punta Helbronner è costituita da un’unica campata di 3.300 m; era necessario quindi ridurre l’ampiezza della campata per consentire il passaggio delle funi sopra le nevi del Col des Flambeaux.
Accantonata l’ipotesi di costruire un pilone normale sul ghiacciaio sottostante a causa dell’instabilità derivante dal movimento dei ghiacci, il conte Lora Totino studiò la possibilità di creare un pilone aereo, costituito da funi tese trasversalmente al percorso della funivia. Per realizzare il progetto esecutivo venne poi incaricato l’ingegner Vittorio Zignoli. Un’idea del lavoro che è stato fatto è data dal totale delle funi utilizzate: tra quelle stese, perdute o tenute di riserva, ne sono state trasportate sui ghiacciai circa 300 km.
La nascita di Skyway Monte Bianco
La storia dell’avveneristico Skyway Monte Bianco segue il solco di questi pionieri, della volontà di partire da queste funi, di seguire il percorso tracciato dalle stesse. Il cantiere che sfiora il cielo, la passione, l’impresa di realizzare un’opera degna della montagna che la ospita.
L’impianto Skyway, costruito in acciaio, legno e vetro è un luogo di incontro con la natura che ci permette di conoscere meglio il lavoro degli uomini che hanno permesso a tutti di poter toccare con mano, avvicinarsi e prendere contatto con lo spettacolo del Monte Bianco.
Inoltre è da tenere ben presente il primo concetto che guidò l’Ingegner Dino Lora Totino nella progettazione dell’impianto: un collegamento tra Italia e Francia a fil di cielo, tramite la funivia.
Un ponte nel cielo, un passaggio a nord ovest, un modo per creare legami e avvicinare.
Non una semplice funivia, ma un luogo dove ammirare panorami ineguagliabili, dove incontrare la natura viva e il punto più alto che permette di sfiorare il cielo con un dito. Il sogno di avvicinare l’uomo alla montagna e al cielo, un’esperienza di ascesa verticale a 360 gradi.
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