“Il mare è l’unico confine di Cipro.”
Torna la rubrica “le parole di Latitudini”.
Quale dimensione può portare a conoscere parole nuove e intraducibili se non quella del viaggio?
E la condizione di viaggiatore, di cercatore di nuovi stimoli tra natura, paesaggi, città, cultura, storia e persone, è sicuramente quella ideale per aprirsi alla scoperta.
Con questo voglia di ricerca, sull’isola di Cipro, ci siamo imbattuti in questa espressione: kopiaste.
La parola “Kopiaste” è probabilmente antica quanto la stessa lingua greca ed è un’espressione che viene usata in particolar modo sull’isola di Afrodite.
Nel dizionario troveremo il verbo Kopiazo, che significa “prendersi la briga e sforzarsi”.
Ma “Kopiaste”, che è la seconda persona plurale di questo verbo, col tempo è venuto a significare, indirizzato a coloro che vogliono conoscere la storia e la cultura dell’isola, le frasi come “prenditi la briga di venire”, “siediti e condividi il mio pasto” oppure “vieni a sederti e parliamo”.
Non conosco modo migliore di avvicinare un viaggiatore, che sia solitario o in compagnia, se non invitandolo a condividere il proprio pasto, magari insieme a commensali del luogo che stiamo visitando.
Conoscere così la storia recente, dalle parole delle persone che l’hanno vissuta, carpire i profondi significati tramite le espressioni del viso, le pause tra frasi e parole.
Questa sensazione è stata provata nel viaggio a Cipro per ben tre volte.
In primo luogo, in una taverna aperta nel caldo e tardo pomeriggio di Pedoulas, villaggio arroccato sulle montagne di Troodos, dove è possibile visitare la Chiesa dell’Arcangelo Michele (della fine del 1400 e Patrimonio Unesco). In questa pausa dalla calura della giornata, al tavolo accanto al mio gli occhi di due anziani del posto hanno cominciato a parlarmi e dirmi molto di questa terra arida e antica.
La seconda volta che ho provato questa sensazione è stato nel centro storico di Nicosia, dove ho potuto osservare il modo locale di stare in compagnia e godersi il fresco della sera (di giorno ci sono dai 37 ai 40 gradi). I ciprioti occupano le strade pedonali bevendo, ballando e cantando canzoni della tradizione. Poter condividere con le persone del luogo, prendersi la briga di venire per capire, sedersi e condividere un bicchiere di commandaria (vino dolce tipico di Cipro) o di zivania (distillato di vinacce locali), in una parola “kopiaste”.
Ascolta 10 secondi del canto della tradizione greco-cipriota
L’ultima suggestione è quella che riguarda Maria Pyrgou, una pittrice greco-cirpiota, titolare dell’Art Café 1900 di Larnaca.
Nata a Famagosta e fuggita ragazzina da Varosia, quartiere ancora oggi disabitato, che rappresenta una delle più angoscianti memorie del passato recente della città.
Maria Pyrgou e il suo Art Cafè di LarnacaDavanti all’invasione turca di luglio/agosto 1974, la comunità greco-cipriota fuggì in preda al panico, lasciando tutto nella speranza di tornare in pochi giorni alle proprie case. Non fu così. Trascorsi 50 anni, a Cipro esiste ancora questo quartiere abbandonato, oltre a molte zone cuscinetto sorvegliate dai caschi blu delle Nazioni Unite.
Prendetevi la briga di venire, sedetevi, condividete il nostro pasto e parliamo: Kopiaste.
La voglia di condividere del popolo cipriota, in una terra ancora divisa: un messaggio di pace e speranza.
Ogni viaggio una storia d’amore.
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