“L’Italia è, forse, il più grande museo a cielo aperto esistente al mondo: della qual cosa sono consapevoli tutti, eccezion fatta, a quanto pare, per molti italiani.” (Pietro Mennea).
Andiamo a conoscere un territorio magico chiamato Irpinia, conosciuto oggi anche per la qualità dei suoi vini, gustosi ambasciatori di questa zona, un luogo di nuovo turismo tra borghi meravigliosi e cantine molto interessanti.
Così, tra Taurasi, Greco di Tufo e Fiano d’Avellino, le tre DOCG nella provincia di Avellino, per la rubrica l’Italia immaginata alla radio andiamo a scoprire due paesi che percorrono da nord-ovest a sud-est l’intero territorio della provincia. Grottaminarda e Lacedonia sono spesso nominati su Isoradio, per gli eventuali lavori sul tratto autostradale A16 che porta da Napoli verso Canosa di Puglia.
Grottaminarda è un comune di circa 8 mila abitanti e i suoi abitanti vengono chiamati “grottesi”. Situato nella parte centro settentrionale dell’Irpinia, il borgo è conosciuto anche per essere sede di un centro per la sismologia dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Il toponimo deriva, secondo alcune interpretazioni, dalla composizione di “grotta” e dal nome medievale di origine teutonica “Maynardus”. Altri invece parlano di una grotta dedicata a Minerva.
Nel centro del paese si trovano i “Giardini Antonio De Curtis”, dedicati all’attore napoletano e con un busto dell’artista presente nella piazza.
Di rilievo il Castello d’Aquino che fu più volte danneggiato dai terremoti e al cui interno oggi si trovano un museo e una biblioteca.
Di importanza storica la “Dogana Aragonese”, monumento nazionale dal 1930, che fu costruita nel 1467 come punto di riscossione dei diritti feudali di transumanza dal nobile Ladislao d’Aquino su quella che diventerà la “strada nazionale delle Puglie”.
Per quanto riguarda la cucina tra le specialità tipiche del luogo si conosce la “ciambottella”, peperoncini piccanti al pomodoro.
Andiamo adesso a conoscere Lacedonia, in dialetto irpino “Cerogne”, comune di più di 2 mila abitanti all’estremo sud della provincia di Avellino.
Abitata fin dall’età neolitica, Lacedonia fu chiamata prima Akudunniad dagli Osci e poi Erdonea forse dal nome di un conquistatore. Dopo frequenti distruzioni, fu riedificata dai Romani, prese il nome di Aquilonia, venendo inclusa nella Tribù Galeria. Si chiamò, in seguito, Al Cidonia e Cedogna fino al 1800. Infine, prese l’attuale denominazione.
Lacedonia è un importante centro agricolo dell’appennino campano e dista dal capoluogo circa 90 km. Il centro storico è collocato su una collina e conserva la sua originaria struttura abitativa, nonostante i tanti terremoti che l’hanno più volte devastata nel corso dei secoli.
Una delle sue particolarità di essere in Campania e di confinare con altre due regioni, Puglia e Basilicata.
In epoca romana Aquilonia degl’Irpini (l’antica Lacedonia) era un importante municipium ubicato lungo la via Appia; i Romani vi costruirono infatti numerosi edifici e svariate infrastrutture.
La città passò sotto il dominio prima dei Longobardi, poi dei duchi di Conza e infine dei Normanni (che nell’XI secolo realizzarono la conquista dell’Italia meridionale).
Negli anni 1485-1487 Lacedonia fu teatro di un avvenimento al centro della politica italiana, che interessò papi e sovrani, ricordato come “La congiura dei Baroni”. Un poeta dell’ottocento, il Chiaia, ha così ricordato la congiura: «Di Lacedonia ecco la roccia alpestre, là i ribelli a vendicare offese sull’Ostia santa stesero le destre sperder giurando il seme aragonese».
Ci piace concludere con le parole di Pietro Mennea, prima grande sportivo italiano e dopo eurodeputato che alla presentazione a Lacedonia del libro “Aquilonia in Hirpinis” disse: l’Italia è, forse, il più grande museo a cielo aperto esistente al mondo: della qual cosa sono consapevoli tutti, eccezion fatta, a quanto pare, per molti italiani.
Per scoprire di più sul queste colline e sui borghi ti suggeriamo i seguenti libri sull’Irpinia.
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