“Macaia, scimmia di luce e di follia, foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia” (Paolo Conte)
“apriva le sue labbra scure al soffio caldo della macaia” (Cristiano De André)
“E questo cielo denso di macaia” (Federico Sirianni)
Stavolta abbiamo voluto iniziare il nostro viaggio con una suggestione particolare: la macaia.
Parola della lingua ligure, di probabile derivazione greca (da malakia, languore) o latina (malacia, bonaccia di mare), che indica una particolare condizione meteorologica che si verifica nel golfo di Genova, quando spira vento di scirocco, vento caldo proveniente da sud-est, il cielo è coperto e il tasso di umidità è elevato.
D’inverno questo fenomeno può creare uno sbalzo termico con la Pianura padana di oltre 15° gradi, rendendo Genova, in alcuni casi e a determinazione condizioni, la città più mite d’Italia.
In primavera, quando una massa di aria calda passa sopra il mar Ligure ancora freddo, può causare giornate con cielo coperto, fredde e uggiose, con temperature più basse di quelle che si registrano nella notoriamente più fredda pianura padana.
Vista la sua specificità, la parola “maccaja” è entrata nella terminologia nautica e meteorologica, in particolare per le zone vicine al golfo ligure. Il termine ha assunto nel tempo anche un significato metaforico, indicando un particolare stato d’animo melanconico e cupo, quasi un condensarsi del famoso “mugugno” genovese.
Il senso metaforico di alcune parole, di alcuni luoghi più o meno conosciuti, il toponimo che a volte detiene significati importanti e altre volte è asemico o sconosciuto, anche questa una delle indagini dell’Italia immaginata alla radio.
Il nostro pellegrinaggio ci porta oggi sulla A26, a percorrere il tratto che va da Ovada e Masone.
Siamo partiti dalla macaia, per conoscere uno degli ultimi avamposti liguri dove è possibile apprezzare questo particolare evento atmosferico. Motivo per il quale andiamo a visitare Masone (Mason in ligure), comune italiano di oltre 3 mila abitanti della città metropolitana di Genova.
Parliamo di uno tra i più importanti centri della valle Stura, ubicato a nord-ovest di Genova e che fa parte del Parco naturale regionale del Beigua.
Si trova sul versante settentrionale dello spartiacque appenninico, che in questa zona passa molto vicino alla costa ligure, e una sua località (Cappelletta di Masone) si trova quasi all’altezza del crinale divisorio, verso il Bric del Dente (a 1.107 metri sul livello del mare).
Attraverso il valico del passo del Turchino, lungo la strada statale 456 omonima, è possibile il collegamento con Mele e quindi con il quartiere genovese di Voltri.
Il centro urbano è diviso in due nuclei, quello storico, denominato “Castello” o “Paese vecchio”, che sorge sulle pendici meridionali di un colle posto sul versante sinistro della vallata. Da questo lato fino al 1747 era collocato il castello. Dall’altra parte del fiume Stura si trova la “piana” o il “paese nuovo”.
Questo territorio fu del tutto privo di insediamenti umani sino all’anno Mille, poi nel corso dell’XI secolo divenne sede del monastero benedettino di Santa Maria di Vesolla, quale luogo di sosta dei pellegrini diretti al porto di Genova con meta Roma o la Terra santa.
Tra i vari passaggi interessanti di dominazione in zona, non passa inosservata quella di Angelo Lomellino, commerciante in ferro proveniente dall’Isola d’Elba, che fece costruire due ferriere e fece giungere persone provenienti dalla Lombardia, esperte nella lavorazione del ferro e rendendo importante questa lavorazione sino ai giorni nostri. Oggi lo testimonia il museo civico “Andrea Tobino” nel centro storico del paese, che con oltre 5 mila pezzi è divenuto il museo degli usi e costumi della gente della Valle Stura.
Dal punto di vista naturalistico interessante ricordare le “Cascate del Serpente”, una serie di salti d’acqua creati dal rio Masone in una vallata laterale della valle Stura.
Come sentieristica da ricordare il breve anello sopra Masone, che regala meravigliosi paesaggi, la frescura del bosco e una bella vista panoramica su Genova e la riviera di ponente.
Il punto più interessante del percorso è il Forte Geremia a circa 800 metri di altitudine, fortezza militare del XIX secolo, dove la vista può spaziare libera sulla costa ligure.
Con venti minuti di auto ci spostiamo in Piemonte per andare a conoscere Ovada e le terre limitrofe del Monferrato.
Ovada sorge al termine delle valli preappenniniche dei torrenti Orba e Stura ed alla loro confluenza e si trova sulla statale che congiunge Genova con Acqui Terme ed Alessandria.
Le origini di Ovada risalgono ai tempi dei Romani ed esisteva come piccolo ma importante villaggio per essere un punto di guado obbligato, tra i fiumi Orba e Stura, sulle strade dal mare alla pianura padana.
Il nome antico Vada’ o ‘Vadum’ indicava appunto il guado e transito obbligato e la si trova citata nelle lettere di Decimo Bruto a Cicerone.
Storicamente Ovada seguì le sorti della Repubblica di Genova e a seguito del Congresso di Vienna passò sotto la sovranità del Regno di Sardegna.
Pur trovandoci in Monferrato, il centro storico è caratterizzato da uno stile prettamente ligure, ricordando molto i piccoli centri che si possono incontrare sull’Appennino nell’entroterra di questa regione, arroccato intorno a un sistema difensivo e presentando vie con palazzi e case dipinte nel tipico stile genovese.
Dopo il piccolo giro in città diventa inevitabile il “tour dei castelli”, dal quale possiamo fare emergere la storia medievale di questi luoghi, con un itinerario panoramico che li collega tutti, con Ovada come centro principale della zona. Un percorso unico e affascinante tra le colline e i vigneti, castelli medievali, antichi manieri, mura diroccate e sale affrescate che si sono conservate intatte: nel territorio ovadese ogni paese custodisce la memoria del suo passato legato all’età di mezzo.
Un salto indietro nel tempo, trovandoci a passeggiare per le strette vie di questi borghi medievali, all’ombra delle loro mura antiche e ricche di fascino. Un ambiente da favola in cui è facile immaginare dame e cavalieri a passeggio.
In tutta la zona si possono vedere 21 castelli, idealmente uniti in un percorso circolare che ha per diametro il corso del fiume Orba. Alcuni sono di proprietà privata, in quanto appartengono alle famiglie discendenti dagli antichi proprietari, altri sono visitabili o ospitano ristoranti e alberghi.
Da non perdere il Castello di Tagliolo, che si erge maestoso a due passi da Ovada, con i suoi interni dallo stile signorile, oggi aperto per ospitare ricevimenti ed eventi. La torre centrale quadrata è la parte più antica di tutto il complesso e risale alla metà del XIII secolo, quando veniva usata per l’avvistamento dei nemici saraceni. Oggi il castello custodisce al suo interno saloni decorati, preziosi arredi, una biblioteca, raccolte d’armi e sono ancora visitabili le antiche cantine.
Il tour continua con i castelli di Rocca Grimalda, quello di Trisobbio, Morsasco, Tassarolo e Lerma.
Ultima notazione da ricordare è il rinomato vino di Ovada, il Dolcetto, con la città Capitale Europea del Vino nel 2024, insieme ad Acqui Terme, Casale Monferrato e l’Alto Piemonte di Ghemme e Gattinara.
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