“C’è, a nord-est, il Piemonte dei laghi; c’è la pianura novarese e vercellese, detta – “bassa”, che è un pezzetto di delta del Mekong trapiantato nel cuore d’Europa.” (Sebastiano Vassalli)
Partiamo da questa citazione di Sebastiano Vassalli per comprendere la natura di questo territorio e per conoscere una sua porzione peculiare.
A tutta evidenza, dal punto di vista paesaggistico, la caratteristica principale della regione di cui stiamo parlando è che basta spostarsi di pochi chilometri per trovare ambienti e atmosfere anche molto diversi, e che non esiste un solo Piemonte. Anzi, citando ancora Vassalli, “non esiste un solo Piemonte ma dieci, dodici, quindici Piemonti.”
Così, nel nostro Gran Tour attraverso le autostrade d’Italia, ci troviamo stavolta su quella che viene definita diramazione, in particolare sulla D36, Diramazione Stroppiana-Santhià.
Ascoltando Isoradio una delle note d’interesse è sicuramente il nome della stazione di servizio che si chiama “Le risaie” e che si trova nel comune di Stroppiana.
Il nome “Le risaie” ci parla già una delle caratteristiche principali di questi luoghi.
Stroppiana (Strupian-a in piemontese) è un comune italiano di 1.174 abitanti. È situato a metà strada tra Vercelli e Casale Monferrato, al confine con la provincia di Alessandria.
Fa parte, con altri cinque comuni (Caresana, Costanzana, Motta de’ Conti, Pertengo e Pezzana) dell’Unione Comuni della “Bassa Vercellese”.
Il centro storico vanta una la Chiesa di San Michele risalente al 1760 che conserva al suo interno un organo del settecento e un pulpito in legno scolpito.
La caratteristica principale del territorio di Stroppiana è di essere in posizione baricentrica rispetto alle direttrici che portano verso Milano, Torino e Pavia e di essere, forse anche per questa ragione, un importante centro agricolo con il 90% di coltivazione a riso.
La pianura della provincia vercellese è nota per essere tra le aree maggiormente votate alla risicoltura in Italia e in Europa, qui viene infatti coltivato il 50% del riso prodotto nel Bel Paese.
Terre d’acqua da sempre votate alla produzione agricola, in cui riecheggiano ancora i canti delle mondine che “a mollo” con i piedi scalzi ripulivano i canali dalle erbe infestanti e nocive cresciute tra i filari di spighe.
Oggi le mondine non esistono più ma la fascinazione che queste terre esercitano è ancora molto viva, in una profonda ricerca di spazi ampi e territori autentici in cui rivivere la storia di antiche tradizioni.
Il riso ha bisogno di essere allagato, da qui l’appellativo di “mare a scacchi” dato ai campi in tempo primaverile quando è possibile ammirarli completamente ricoperti d’acqua suddivisi da bassi argini che ne riproducono la particolare fisionomia, creando specchi d’acqua che riflettono il cielo e il rincorrersi delle nuvole, dando vita ad un gioco di colori diversamente non riproducibile.
Ci piace parlare in queste righe dell’opera ingegneristica più importante della Bassa Vercellese: il Canale Cavour, canale artificale costruito a supporto dell’agricoltura. Fortemente voluto dallo statista piemontese Camillo Benso conte di Cavour da cui appunto prende il nome, è lungo circa 85 km e fu realizzato completamente a mano da migliaia di uomini in soli tre anni e, attraversando tutta la pianura vercellese, collegando il fiume Po al fiume Ticino.
La rete irrigua vercellese si compone di un fitto dedalo di canali e vie d’acqua che muovono antichi mulini e pilerie, lungo i quali si nascondono edifici di grande rilevanza come la stazione idrometrica di Santhià.
Approfittiamo di questo nesso logico per andare a parlare del secondo luogo “immaginato”.
Santhià (Santià in piemontese) è un comune italiano di circa 8 mila abitanti, importante crocevia in provincia di Vercelli, in Piemonte, comunicante con la provincia di Biella e la città metropolitana di Torino, nella Pianura Padana occidentale.
Probabilmente abitata sin dall’età del Bronzo, la zona fu successivamente abitata dai Liguri e dai Celti libici e passò al dominio romano alla fine del II secolo a.C..
In epoca cristiana, fu dedicata a Sancta Agatha, di cui si deriva il nome attuale e con questa denominazione è menzionata in un documento dell’anno 999, per il quale Ottone III cedeva al Vescovo Leone di Vercelli alcuni territori e beni, tra i quali tutto l’oro della contea di “Sancte Agathe”.
Rimase sotto il dominio dei Vescovi di Vercelli fin quando fu conquistata dai Visconti di Milano. Nel 1377 la città si consegnò ad Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde.
Nel centro storico l’architettura più importante è la Collegiata di Sant’Agata, oggi chiesa parrocchiale che ha subito varie trasformazioni nei secoli, sino ad assumere la forma attuale, con la chiesa di Sant’Agata inserita fra il Comune (anno 1719) e la torre campanaria alta 35 mt.
Le parti più antiche sono il campanile Romanico del XII secolo e la cripta di Santo Stefano, a testimonianza di una chiesa antica risalente al secolo XII.
Tornando alla risicoltura, nel territorio di Santhià passano due canali, i quali forniscono l’acqua alle risaie della zona: il Canale Depretis e il Naviglio di Ivrea.
Fuori dal centro urbano molto interessante il castello di Vettignè, un antico edificio di origine medievale del Vercellese, situato nell’omonima frazione di Santhià. A partire dagli anni sessanta del Novecento il castello, a seguito dello spopolamento della frazione Vettignè, versa in uno stato abbandono pressoché totale. Il toponimo Vettignè deriva dal Vectigal che era il dazio che si pagava per ottenere il diritto di passaggio dal borgo, che all’epoca era il crocevia tra la Via Svizzera e la Via Francigena.
Il nucleo castellato fu edificato, forse su una struttura più antica, nel XV secolo. È interamente circondato da merli a coda di rondine, sorretti da lunghi beccatelli adornati da una fascia decorativa. Tra il ‘500 ed il ‘600 furono costruite le abitazioni, i magazzini e la casa padronale che andarono a chiudere la corte centrale.
Stando a una leggenda il sanguinario capitano di ventura Bonifazio, sarebbe invece originario di Vettignè; proprio per questo il borgo di Vettignè e la stessa Santhià sarebbero stati gli unici centri della zona ad essere risparmiati dalla furia del condottiero.
Ricordando come descritto poco sopra che il territorio comunale di Santhià è una tappa importante del tracciato storico della Via Francigena, l’ultima notazione per il Carnevale Storico di Santhià, il più antico carnevale del Piemonte, del quale si ha traccia almeno fin dal 1328.
rispondi