“Tu pensi che la realtà sia qualcosa di oggettivo, di esterno, qualcosa che abbia un’esistenza autonoma. Credi anche che la natura della realtà sia di per se stessa evidente. Quando inganni te stesso e pensi di vedere qualcosa, tu presumi che tutti gli altri vedano quello che vedi tu. Ma io ti dico, Winston, che la realtà non è qualcosa di esterno, la realtà esiste solo nella mente, in nessun altro luogo.” (George Orwell)
Per la rubrica “l’Italia immaginata alla radio” andiamo a conoscere questo “tratto”.
In questo caldo e frenetico agosto abbiamo voluto postare una foto rinfrescante, con la neve e un paesaggio invernale, quale auspicio di un fresco ritrovato o da ritrovare presto.
Partendo dal titolo, ci piace parlare dell’etimologia di “tratto”, identificando il “tractus” come estensione, di prolungamento nello spazio, ma anche come contrada, regione, zona, e parte di un paese.
Il senso della parola è legato inoltre ad un periodo, un lasso di tempo, perché il tratto come percorso non è solo spaziale ma anche temporale.
Allora non perdiamo tempo e andiamo a conoscere Pian del Voglio (Pian d Vói in bolognese montano medio), una frazione del comune di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna.
Si trova in zona collinare, a circa 600 metri sul livello del mare in una posizione ideale al centro dell’Appennino tosco-emiliano, sulle rive del fiume Voglio, e si trova a metà strada tra Bologna e Firenze.
Questo suo trovarsi a metà strada dalle città più importanti a nord e a sud dell’Appennino ha creato per Pian del Voglio una sua centralità, intesa come collocazione territoriale.
Fruibile non solo dai paesi che gli stanno intorno, ma anche dalle due città sopra menzionate, accessibili in meno di un’ora prima tramite i collegamenti ferroviari (stazione di San Benedetto Sambro-Castiglione Pepoli sulla ferrovia “Direttissima”) e dagli anni 50 da quelli autostradali grazie all’autostrada del sole.
Il nucleo di Piano del Voglio, anticamente denominato “Piliano” e poi “Piano” o “Piano dei Bianchi” sorge in prossimità di quello che si stima fosse un importante asse di comunicazione tra la Toscana e l’Emilia fino dal tempo degli antichi Romani.
I resti di una strada romana, recentemente riscoperti nei pressi di Monte Bastione (e secondo alcuni corrispondente alla Via Flaminia minor) che probabilmente collegava Firenze a Bologna, testimonierebbero la vocazione di “luogo di passaggio” tra Firenze e Bologna.
Tale vocazione venne successivamente rafforzata, oltre che dalle strade medievali, dalla statale della Futa (SS.65), fino ad arrivare all’Autostrada del Sole ed alla recente Variante di Valico. Anche i principali attraversamenti ferroviari dell’Appennino sono poco distanti (la ferrovia Porrettana, la Direttissima e l’alta velocità).
In epoca bizantina, Piano si trovava in zona di confine tra l’area di influenza bizantina e il Ducato Longobardo. A Pian di Balestra fu innalzato un punto di difesa bizantino che veniva costantemente presidiato dai “Pilanus” (dal latino, legione di soldati muniti di giavellotti); da qui probabilmente trae origine l’antico nome “Pilianum”.
La Contea di Piano era a tutti gli effetti un piccolo Stato indipendente, che in alcuni periodi storici batteva moneta, aveva un proprio esercito. I de’Bianchi, famiglia senatoria bolognese ma di antica origine fiorentina, mantennero sempre relazioni anche con Firenze, e il loro feudo di Piano controllava come uno “stato cuscinetto” proprio le vie di collegamento fra i territori appartenenti al Comune di Bologna e la Repubblica Fiorentina.
Nei momenti di crisi politica il piccolo stato dei De’Bianchi accoglieva i fuoriusciti politici, a seconda del momento, Bolognesi o Fiorentini, come i De’Medici, che ricompensarono anche per questo i de’Bianchi quando divennero papi con Leone X che elevò Piano a Contea e con Clemente VII che fece inquartare lo stemma de’Bianchi con quello de’Medici.
Testimonianza dell’importanza strategica del borgo è data dalla sua raffigurazione nella Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani con il nome di “Piano”.
La famiglia senatoria dei de’ Bianchi lo conservò fino agli inizi del XIX secolo, quando l’avventura napoleonica dichiarò finito il feudalesimo.
Il nucleo storico si raccoglie attorno alla piazza detta “del Mercato”, i cui edifici circostanti rimandano ai primi secoli dopo l’anno 1000: il palazzo pretorio detto della “Dogana”, ove si amministrava la giustizia; l’osteria, la locanda, il forno, la macelleria, la burraia, il fabbro, le botteghe artigiane raccolte sotto il porticato, le case Bolognini e Valentini.
Della chiesa di San Giovanni Battista, situata su un poggio a ovest della piazza, esistono tracce prima dell’anno 1000; ristrutturata più volte nei secoli successivi, intorno al XVII secolo fu ampliata e dotata di un campanile stile romanico; nel 1906 fu inaugurato l’attuale campanile, alto alla guglia ben 27 metri.
Pochi gradini oltre la chiesa, si erge l’antico “Palazzo”. Sorto sulle rovine di un’antica fortezza precedente all’anno 1000, fu residenza prima dei Conti, poi del Comune di Piano. In esso furono ospitati importanti membri della famiglia dei Medici, quando erano esuli da Firenze; inoltre Papa Benedetto XV, quando era ancora cardinale di Bologna, era solito recarsi a Piano del Voglio in villeggiatura.
Oltre alla festa del patrono, San Giovanni Battista, il 24 giugno, è molto sentita la festa di San Luigi che si festeggia la seconda domenica di agosto; per l’occasione il profilo della chiesa viene illuminato da mille lampadine e il paese è tutto inghirlandato a festa.
Nel corso dell’anno si tengono altre manifestazioni – come la festa della “Madonna dell’Abetaia” il primo fine settimana di settembre ed il Falò del vecchione alla mezzanotte del 31 dicembre – che attirano turisti e visitatori.
Per quanto riguarda i piatti tipici parliamo di tortellini, tortelloni di ricotta e spinaci, lasagne e tagliatelle con ragù bolognese. Importante è però anche l’influenza della vicina toscana: i tortelli di patate del vicino Mugello e la Bistecca alla Fiorentina sono piatti che possono essere considerati tipici anche da queste parti; inoltre il pane toscano insipido è quello maggiormente utilizzato nella tradizione locale. Particolare importanza assumono nella tradizione i piatti a base di funghi, presenti in abbondanza nei boschi della zona.
Interessante ricordare che la Rai nel 1970 girò uno speciale del TG chiamato “Mentre l’Italia cambia”, a cura di Ezio Zefferi, documentare gli effetti del nuovo piano autostradale nella vita quotidiana delle persone, nel paese. Venne analizzato il cambiamento di vita di Pian del Voglio da quando l’autostrada venne inaugurata nel 1960, con interviste agli abitanti e nelle aziende sorte grazie all’uscita autostradale.
Andiamo adesso a conoscere Rioveggio, frazione del comune di Monzuno in Emilia.
Rioveggio si inserisce nella zona dell’appennino bolognese che si affaccia sulle valli del Setta e del Savena, ricche di mete storiche e naturalistiche, valorizzate dalla recente riscoperta della cosiddetta “Via degli Dei”.
Il suo territorio, per altitudine, scenario paesaggistico e rete sentieristica, si presta infatti alle passeggiate di salute e alla ricreazione del corpo e dello spirito. Gradevoli gli scorci tipici dell’Appennino Emiliano, in particolare nelle frazioni che sovrastano l’abitato di Rioveggio.
Dal punto di vista antropologico le prime tracce di popolamento di questa zona risalgono al neolitico. Successivi ritrovamenti sono dell’epoca imperiale Romana. Nel Medioevo vi sorgono castelli importanti, come quello di Monzuno.
Il paese è sviluppato lungo le rive del Fiume Setta e a ridosso del Torrente Sambro.
Interessante ricordare come, durante la seconda guerra mondiale nella zona Vado-Rioveggio, nasca la Brigata Partigiana Stella Rossa. La strage di Marzabotto accaduta nel 1944 colpì purtroppo anche la popolazione di Rioveggio e dei suoi dintorni.
Si inserisce nelle strade del cammino della Linea gotica, che percorreva il territorio del comune e che ha lasciato testimonianze sul territorio, oggi visitabili lungo percorsi escursionistici.
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