“Tu quoque, Brute, fili mi!” (frase attribuita a Giulio Cesare in punto di morte alle Idi di marzo del 44 a.C.)
Secondo articolo per la nuova rubrica di Latitudini su “luoghi e modi di dire”.
Interessante ricordare come, a volte, gli accadimenti storici riescono a dare un nuovo significato ai luoghi.
É il caso del modo di dire “Ci rivedremo a Filippi”, espressione forse caduta un po’ in disuso ma che comunque rimane un’espressione popolare.
Questa espressione viene usata per dire che prima o poi si arriverà alla resa dei conti ed è una sorta di presagio di avverso destino per chi la riceve dal suo interlocutore.
Tale modo di dire è stato estrapolato e deriva dalle Vite parallele di Plutarco (Vita di Bruto, 36) e successivamente ripresa letterariamente nel IV atto del Giulio Cesare di William Shakespeare laddove il fantasma di Giulio Cesare apparso a Bruto si rivolge con quelle parole, presagio della futura sconfitta, alle quali Bruto risponde “ci rivedremo”.
Ma la domanda principale per il nostro blog è: dove si trova Filippi?
Filippi (in greco antico: Φίλιπποι, Phílippoi) è un’antica città della Macedonia e non distante dal mare Egeo, facente parte attualmente del comune di Kavala (fino al 2010 all’ex comune di Filippoi).
Sorge sul sito dell’antica Crenides e prese il nome dal re Filippo II di Macedonia, che la fece ingrandire e fortificare nel 356 a.C. per farne un centro minerario. Fu conquistata dai Romani nel 168 a.C..
Nell’ottobre del 42 a.C. fu teatro della famosa battaglia di Filippi, decisiva tra le truppe di Ottaviano e Antonio contro quelle degli uccisori di Giulio Cesare, Bruto e Cassio, che furono sconfitti; Ottaviano, divenuto successivamente Augusto, la elevò al rango di colonia.
La città di Filippi ebbe un notevole ruolo nei primi secoli del Cristianesimo; essa fu la prima città d’Europa ad essere evangelizzata da san Paolo, che alla comunità di Filippi indirizzò una delle sue epistole, la lettera ai Filippesi; anche sant’Ignazio di Antiochia e san Policarpo di Smirne indirizzarono alla chiesa locale alcuni dei loro scritti.
Fu un centro importante anche in epoca bizantina; fu occupata dai Latini durante la IV crociata e fu in seguito abbandonata.
Attualmente il sito è registrato nella lista del patrimonio dell’umanità Unesco.
Il modo di dire “ci rivedremo a Filippi!” deve essere quindi valutato sia come una minaccia più o meno scherzosa che allude a una futura resa dei conti, al momento della vendetta, della giustizia, della punizione, ma anche un invito alla prudenza per colui che crede di avere vinto o di averla “fatta franca”.
Ci piace terminare l’articolo con il racconto di Plutarco nella “Vita di Cesare” (69,11): “una notte del 42 a.C. apparve a Bruto il suo cattivo Genio, che dopo avergli fatto capire che gli Dei non avevano gradito l’uccisione di Cesare, gli annunciò con la frase “mi rivedrai a Filippi” un successivo incontro in quella località. Filippi era una cittadina della Tracia non lontano dalla costa del Mare Egeo, e proprio in quella piana, poco tempo dopo, l’esercito di Bruto si scontrò con quello di Antonio e Ottaviano riportando la vittoria in una prima battaglia. Durante la notte, però, comparve nuovamente il Genio, e dal suo silenzio Bruto comprese che alla fine sarebbe stato sconfitto. Così infatti avvenne, e Bruto si tolse la vita.”
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