Per la rubrica le parole di Latitudini andiamo a conoscere questa parola islandese intraducibile. Abbiamo scoperto che la lingua di questa meravigliosa isola subartica è la stessa da molti secoli. Questo permette agli islandesi di oggi di leggere le saghe epiche di quasi mille anni fa. La sua costruzione permette inoltre di avere molte parole composte che partono da concetti semplici per poi esplodere in significati incredibili. E il caso della parola “Ratljost” che ha il significato di “luce sufficiente per viaggiare”. L’abbiamo scoperta nella nostra ricerca dell’aurora boreale nel viaggio appena trascorso. Con Sara e Nico e i meravigliosi ragazzi del gruppo siamo saliti sui nostri van alla ricerca del momento e del luogo ideale per l’incontro speciale che vale da solo il viaggio verso nord.
Innamorarsi delle parole: facile in Islanda. Ratljost è composta da due termini che significano orientamento e viaggio. La luce sufficiente per orientarci e per trovare la nostra strada. La ricerca dell’aurora boreale è forse anche un viaggio simbolico alla scoperta di noi stessi e della nostra strada nella vita. Così è andata nella serata di Reykjavik, trascorsa tra cibo tipico e balli tradizionali, parlando di luoghi e giocando con la magia, grazie alle atmosfere appropriate dell’isola di ghiaccio.
Così una serata, l’ultima sera del viaggio islandese, ha proposto l’eventualità di questo incontro. Perché purtroppo non è possibile chiedere a comando, come una battuta molto in voga in questi luoghi, “a che ora è l’aurora boreale?”. L’incontro può durare una notte intera, può essere fugace, può non avvenire mai.
Così abbiamo aspettato che la luce della sera ci portasse verso di lei, una luce sempre più bassa all’orizzonte, alla scoperta di qualcosa che non è per tutti. Perché non siamo noi a scegliere l’aurora, ma è lei a scegliere noi.
L’abbiamo aspettata, osservata dietro le nuvole fare capolino, rincorsa sulle strade silenziosamente vuote della capitale e nonostante questo piene di semafori rossi. Ho pensato in quel momento che forse gli islandesi sono gelosi della propria aurora e non vogliono farla vedere a troppi sconosciuti, turisti cercatori di momenti e rapitori di attimi senza respiro.
Tanto cercata, voluta e alla fine trovata. Non immensa, non lunga temporalmente: la nostra intensa piccola Aurora. Ho compreso solo più tardi che c’è un motivo sottostante per il quale a noi è toccato vederla e ad altri no. Ho la spiegazione certa, scientifica, la prova provata e l’ho scoperta rileggendo e parafrasando un meraviglioso passo di Novecento di Baricco:
“quello che per primo vede l’aurora boreale. Su ogni van ce n’è uno. E non bisogna pensare che succeda per caso, no… e nemmeno per una questione di diottrie, è il destino, quello. Quella è gente che da sempre c’aveva già quell’istante stampato nella vita. E quando erano bambini, tu potevi guardarli negli occhi, e se guardavi bene, già la vedevi, l’aurora boreale, già li pronta a scattare, a scivolare giù per nervi e sangue e che ne so io, fino al cervello e da lì alla lingua, fin dentro quel grido: l’Aurora!”
Per avere più informazioni sull’Islanda è molto interessante The Passenger Islanda di Iperborea.
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