“Come le Balinesi nei giorni di festa.”
(Voglio vederti danzare, Franco Battiato)
Bali, una meta esotica tanto sognata. Nell’immaginario collettivo patinata e distante, un’idea di meraviglia che va oltre.
La prima cosa di cui vogliamo parlare in questo viaggio alla scoperta di Bali è la conferma delle meraviglie paesaggistiche, storiche e culturali.
Obbligatorio però confutare l’idea che sia meta per pochi eletti, al netto di costi e tempi di volo dall’Europa.
Bali è una meta che permette di vivere la natura e la cultura del luogo, siti patrimonio Unesco e cerimonie religiose, induiste. Primo fatto da registrare e commentare è che, seppur l’Indonesia abbia come religione prevalente e ufficiale l’Islam, il 90% dei balinesi in realtà è di religione induista. Questo spiega la grande presenza di templi con varie divinità, da Brahma e Vishnu, a Shiva e Ganesh.
Una delle meraviglie che è possibile osservare sulle strade dissestate dell’isola è la presenza continua di cerimonie induiste, tutti i giorni e a tutte le ore.
Fermarsi per strada ed osservare le tante cerimonie e feste religiose, oltre a quelle presenti nei templi, sono già una meraviglia per i colori e per la sensazione di profonda partecipazione emotiva. Il sorriso delle donne, dei bambini e i musicanti che ti fanno entrare quasi in un’atmosfera mistica che non ha eguali.
Molti visitatori pensando a Bali credono di poter trovare dappertutto spiagge bianche e mare turchese. Questo uno dei primi errori perché bisogna in primo luogo ricordare che Bali è un’isola di origine vulcanica.
In questo senso la maggior parte delle spiagge sono di sabbia nera ma questo, invece di essere qualcosa di negativo rappresenta un valore non di poco conto, perché permette di perdersi nelle profondità cristalline delle acque e di osservare qualcosa di incredibile.
Nel percorso alla scoperta dell’isola una delle attività più entusiasmanti è stato lo snorkeling sul far della sera ad Amed, nella costa nord-orientale. Oltre ad una grande varietà di pesci e meravigliose stelle marine di color turchese, quello che ha permesso di rimanere senza fiato si è sviluppato in notturna.
Appena sceso il tramonto sul pelo dell’acqua è apparso lo spettacolo della bioluminescenza: la nuotata in mezzo al plancton, che illuminava il mare e la notte di azzurro elettrico sotto il pelo dell’acqua, è stata una delle esperienze più entusiasmanti di questo viaggio.
Amed è dominata dall’imponente vulcano Agung (i balinesi lo chiamano anche “ombelico del mondo” o “montagna madre” di Bali), da qui qui si godono panorami tra i più belli di tutta Bali, in particolare con le calde luci del tramonto, anche se noi abbiamo preferito osservare l’Agung dal mare.
Altro luogo dell’anima sono le risaie di Jatiluwith: le risaie di Bali sono tra le più belle al mondo come conformazione del paesaggio e come simbolo di antropizzazione dei luoghi.
Un silenzioso equilibrio tra uomo e natura che difficilmente si riesce a trovare in altri posti.
Le risaie sono situate nel centro dell’isola, un po’ a nord di Ubud e sono state classificate come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO sia per la bellezza dei paesaggi e sia per l’importanza della coltivazione del riso nel Paese.
Basti pensare che Jatiluwih in indonesiano significa “veramente meraviglioso” ed è davvero il termine giusto per descrivere le terrazze di riso del sito.
Addentrandoci nell’interno dell’isola un luogo da visitare è sicuramente la Monkey Forest vicino a Ubud, una delle attrazioni turistiche dell’isola. Questa riserva è abitata da una colonia di scimmie molto intelligenti e impareggiabili “borseggiatrici”.
Abbiamo voluto lasciare al penultimo posto della nostra descrizione il centro culturale di Bali, la cittadina di Ubud, una pittoresca località sviluppatasi sui dolci pendii che salgono verso le montagne centrali dell’isola.
Strano per i visitatori scoprire che la città principale si trova almeno a mezz’ora di distanza dal mare, protetta e circondata da una splendida vegetazione tropicale e dalle tipiche risaie a terrazza.
Qui si è sviluppata la millenaria cultura di Bali con tradizionali spettacoli di danza e musica balinese. Oltre a questo numerosi musei e templi che testimoniano l’eleganza e raffinatezza della sua arte e della sua architettura.
Una località da vivere con lentezza, dove perdersi tra mercati o nei piccoli villaggi che la circondano, cercando tessuti pregiati e artigianato locale.
L’ultima tappa, forse quella più filosofica, quasi un rituale religioso, è stata l’ascesa notturna al Vulcano Batur. Comincia alle due di notte questa preziosa avventura, con un tè caldo a riscaldarci nello strano freddo della notte balinese. Poi comincia la salita e ci inerpichiamo per sentieri scoscesi per arrivare in due ore su un altipiano ventoso.
Ed ecco qui il silenzio e l’attesa di questa alba che tarda ad arrivare ma che ti permette di ascoltare la montagna, di godersi anche il freddo nelle calde coperte prestate dalle donne del luogo che conoscono i viaggiatori occidentali, poco avvezzi ai cambi di temperatura indonesiani.
Qui in una piccola capanna di legno e lamiera, con mille spifferi, con la magia dell’attesa, assaporando il momento e il luogo, a duemila metri di altitudine, pensando quanto sia utile non correre, apprezzare il momento. Vivere con lentezza, in attesa del sole e del nuovo giorno. Un insegnamento che arriva da Bali e che vale per tutto il mondo.
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